domenica 4 novembre 2012

Sostiene Henry Miller

Quoto da un articolo del Foglio di qualche giorno fa il parere di Henry Miller sull'Ulysses:
  “Come quadro naturalistico l’‘Ulisse’ fa appello soltanto al senso dell’olfatto: diffonde un sublime odore mortuario”. “Joyce discende dalla figura dell’uomo di studio medievale, ha in sé il sangue di un prete, è consumato dalla propria incapacità di partecipare alla vita comune, quotidiana degli esseri umani”. “E’ in Joyce che si osserva quel particolare difetto dell’artista moderno: l’incapacità di comunicare con il lettore”. “Leggendo l’‘Ulisse’, abbiamo la sensazione che la mente sia diventata un registratore”. “Joyce non è un realista, non è neanche uno psicologo, non c’è un tentativo di costruire personaggi: ci sono solo caricature di umanità (…) in fondo, c’è un profondo odio per l’umanità, l’odio dello studioso”
Max e i fagociti bianchi, 1938
Giudizio che condivido pienamente.

venerdì 12 ottobre 2012

Incubo dublinese

Cammino per strada di notte tra due ali di palazzi stile primo novecento. In lontananza due figure stanno trafficando vicino ad una porta, una delle due si infila nel finestrino della cantina. Quando gli arrivo vicino si apre la porta d'ingresso, la seconda figura entra; esito un attimo poi, con la irrazionalità che contraddistingue i sogni, approfitto della porta aperta ed entro anch'io.
Mi ritrovo seduto al tavolo di una piccola cucina; uno dei due uomini, il più vecchio, sta accendendo la stufa. Il più giovane, un tipo allampanato con un paio di occhialini tondi, mi sta fissando, pare senza troppa simpatia.
"Tu!" ringhia minacciosamente verso di me "Non mi stai prendendo troppo sul serio"
Sto sognando, quindi capisco subito la situazione e so perfettamente chi è che mi sta davanti.
"Neanche tu ha preso mai sul serio qualcosa" obietto "non è forse il tuo libro la parodia suprema di tutte le parodie?"
L'altro ometto sta facendo sciogliere il burro in una padella, il giovane con gli occhialini mi gira le spalle, so che sta pensando a qualcosa di sgradevole da dirmi "Già" sibila "ma io non scrivo parodie per divertirmi"
Compare un foglio di carta oleata con qualcosa all'interno. Nella padella qualcosa comincia a sfrigolare.
Cerco di essere accomodante: "Spiegami il senso del tuo libro"
Si volta di nuovo verso di me "Cos'altro potevo scrivere? Tutto è già stato scritto! Non posso farmi ricordare se non distruggendo ciò che c'era prima di me!"
Un odore niente affatto appetitoso si spande per la stanza; cerco di ricordare cosa sia. "Si può scrivere sulla vita, la nostra vita, la nostra realtà..."
Mi interrompe con un gesto della mano "La vita? Troppo banale."
Improvvisamente ricordo di quale odore si tratta. E ormai è troppo tardi, quando l'uomo più anziano si avvicina con fare solenne e un piatto in mano "C'è una punizione per ciò che hai fatto" mi annuncia "il tuo blog non mi è piaciuto per niente" ed io, seduto con le spalle al muro, cerco disperatamente di svegliarmi prima che i due compari mi costringano ad ingoiare quel disgustoso rognone fritto nel burro.

Consigli per chi si accinge a leggere l'Ulysses

  1. Non partite a testa bassa come se doveste leggere Guerra e pace o Il conte di Montecristo
  2. Non fate tabelle di marcia (tot pagine al giorno), saltano subito
  3. Procuratevi uno o più libri da intervallare, consigliabili Simenon, Asimov, Guareschi
  4. Fornitevi di qualche nota storica, letteraria e geografica: in rete ci sono diverse possibilità:
    IQ Infinity: the unknown James Joyce
    Ulysses
    Ulysses (novel) - Wikipedia, the free encyclopedia
    The Works of James Joyce in free mp3 Audio
    se avete due lire da spendere e un po' di padronanza della lingua inglese potete acquistare online il classico testo di Don Gifford, Ulysses annotated
  5. Prima e durante ogni capitolo seguite ciò che fanno i personaggi su una cartina di Dublino; Google StreetView è ottimo per entrare nell'ambientazione; è molto ben fatto il sito Walking Ulysses
  6. Non portatevi l'Ulysses in vacanza come unico libro pensando di poter sfruttare il tempo libero, finirete con il leggere "Non tutti sanno che..." sulla Settimana enigmistica pur di cambiare genere
  7. Se un capitolo vi risulta particolarmente ostico (esempio classico il terzo, Proteus) lasciatelo perdere, leggetevi il riassunto ed andate avanti: i metariferimenti intratestuali successivi potrebbero risultarvi monchi, ma ve li sareste dimenticati lo stesso
  8. Se non vi risultano evidenti le associazioni a strumenti musicali, colori, arti degli schemi Linati o Gilbert, non preoccupatevi: se Joyce stesso non le avesse lasciate scritte non sarebbero venute in mente a nessuno.
  9. Tenere un piccolo diario o un blog può aiutare
  10. Non appesantitevi a tavola alla sera, perché non vi capiti un sogno come questo

Interessante digressione

...Dio del cielo non cè niente come la natura le montagne selvagge poi il mare e le onde che si infrangono poi la campagna bellissima coi campi di avena e grano e ogni tipo di cose e quelle belle mandrie in giro ti fa bene al cuore vedere i fiumi e i laghi e i fiori ogni forma e odori e colori che spuntano pure dai fossi le primule e le violette eccola la natura e quelli che dicono che Dio non esiste non ci faccio proprio niente con tutto il loro sapere perché non se ne vanno a creare qualcosa gliò spesso chiesto gli atei o come cavolo si chiamano perché non vanno a ripulirsi prima loro... (Penelope)
Niente male, l'agnostico JJ che fa esprimere al suo personaggio di punta una invettiva contro gli Odifreddi del tempo.

giovedì 11 ottobre 2012

E adesso?

Cosa dire a questo punto?
Indubbiamente l'Ulysses è lo specchio della modernità, con i personaggi ridotti ad una serie di percezioni e pensieri disordinati, senza alcun principio unificante e senza nessun ideale che non sia consumare un buon pranzo o portarsi a letto qualche amante.
C'è già (quasi) tutto il novecento, il piccolo borghese e uomo senza qualità di Moravia (Bloom), l'intellettuale troppo preso dal proprio ombelico per apprezzare la realtà (Stephen), quella retorica pseudo-femminista della donna sempre più intelligente e determinata dell'uomo (M0lly), l'ossessione per il sesso che attanaglia un po' tutti.
Eppure, o forse proprio per questo, l'Ulysses è un romanzo brutto: alzi la mano chi prova piacere nel leggerlo, chi divora le pagine preso dalla vicenda o da empatia nei confronti dei personaggi. Diciamo che lo si legge per capire un periodo storico, una corrente letteraria, per rivivere la Dublino di inizio secolo, per scommessa, per dimostrare che se ne è capaci. Come recita la quarta di copertina dell'edizione Oscar Mondadori "... non il romanzo più bello del secolo, ma il più decisivo...", giudizio centrato alla perfezione.
Ferma restando la perizia tecnica di Joyce nel cambiare stile, nei giochi di parole e in tutto il resto, questa colossale parodia non fa altro che chiudere bottega: parodia della religione significa che non c'è più religione, parodia degli stili letterari significa che non c'è più letteratura, parodia degli ideali significa che non esistonno più ideali, e via di questo passo.
Resta una domanda: è questa la realtà delle cose, o il mondo dell'Ulysses non è che la proiezione delle nevrosi di Joyce? Propendo per la seconda conclusione.
Adesso, se ne avete voglia, potete leggervelo, buona passeggiata.